10 modi di dire inglesi collegati al tempo meteorologico

10 modi di dire inglesi collegati al tempo meteorologico

Le espressioni e i modi di dire dicono moltissimo di una cultura, e l’inglese ne ha davvero moltissimi. Alcuni sono piuttosto simili ai nostri e derivano da una comune cultura europea, mentre altri sono totalmente diversi. 

È particolarmente divertente, a nostro avviso, studiare l’inglese scoprendo i tantissimi modi di dire inglesi sul meteo e le sue diverse manifestazioni. Vediamone 10 tra i più rappresentativi e utilizzati.

 

10 modi di dire inglesi collegati al meteo
 

To take a rain check

Questa espressione di difficile comprensione per chi è di madrelingua italiana significa semplicemente rimandare qualcosa, posporlo a un’altra occasione. Hai un appuntamento con un amica ma sei bloccata al lavoro? Let’s take a rain check!

 

Come rain or come shine

Tra i moltissimi modi di dire in inglese sul meteo non potevamo non includere questo, che significa “in qualunque condizione”. Simile al nostro “costi quel che costi”, ma con protagoniste le variazioni climatiche!

 

A storm in a teacup

In questo caso, l’espressione ha lo stesso significato del nostro “una tempesta in un bicchiere”, ma per gli inglesi non poteva non trattarsi di una tazza da tè!

 

Head in the clouds

Avere la testa tra le nuvole per gli anglofoni non significa essere distratti, come in italiano, ma bensì essere troppo ottimisti. Un modo di dire che può decisamente confonderci.

To be at cloud nine

Ecco un altro modo di dire inglese che ha come protagoniste le nuvole. In questo caso significa essere felicissimi, al settimo cielo come diremmo noi.

 

To be a breeze

Questa espressione significa essere facile, non richiedere particolari sforzi. Noi diciamo facile come bere un bicchier d’acqua.

 

Lightning fast

Veloce come un fulmine è un modo di dire che si utilizza anche alle nostre latitudini.

 

To steal someone else’s thunder

Espressione che evoca di certo scene mitologiche di divinità possenti e con manie di protagonismo, “rubare il tuono di qualcun altro” significa rubargli la scena, fare qualcosa al suo posto e prendersi tutti gli applausi. 

 

To rain at someone else’s parade

Quando qualcuno “piove alla tua parata” significa che ti ha rovinato la festa, ha distrutto un tuo momento di felicità e orgoglio.

 

To throw caution to the wind

L’ultima espressione della nostra lista significa letteralmente “gettare al vento la prudenza” e ovviamente si riferisce al fare qualcosa di folle e avventato.

 

Vuoi scoprire di più sulla lingua e la cultura del mondo britannico? Continua a leggere il nostro magazine o vieni a conoscere i nostri insegnanti esperti nella sede British Schools più vicina a te!

Cartoni animati in inglese: i 5 più imperdibili

Cartoni animati in inglese: i 5 più imperdibili

Imparare divertendosi non è una semplice espressione, ma una vera e propria filosofia di insegnamento per noi di British Schools. D’altra parte, lo dicono molti studi: il divertimento è importantissimo per migliorare le abilità cognitive e di conseguenza la nostra capacità di imparare.

Per questo, oggi vogliamo parlare dei 5 migliori cartoni animati in inglese per bambini e non solo, per aiutare grandi e piccini a familiarizzare con la lingua con l’aiuto di risate, colori e leggerezza. 

 

I 5 migliori cartoni animati da guardare in inglese

Vera e il regno dell’arcobaleno

Questa produzione canadese è disponibile su Netflix con 29 episodi pieni di fantasia e tenerezza. La protagonista, Vera, è una bambina con i capelli blu che in compagnia del suo migliore amico, il gatto Bartleby, e grazie ai poteri di un albero magico cerca di aiutare le creature del Regno Arcobaleno. 

Vera e il regno dell’arcobaleno è disponibile su Netflix in inglese, con o senza i sottotitoli, e in italiano.

 

Monsters & Co. la serie – Lavori in corso!

Disponibile su Disney +, la serie è un sequel del famosissimo film del 2001 Monsters & Co. In effetti, comincia proprio il giorno dopo la conclusione del film, nel quale un mondo di mostri che si affida alla paura degli esseri umani per produrre energia scopre che può ottenerne ancora di più dalle risate. 

La serie si occupa quindi della nuova fase di “riconversione energetica” dell’azienda Monsters & Co, con un’infinità di gag, personaggi divertentissimi e doppiatori d’eccezione come Billy Crystal, John Goodman e Henry Winkler (il mitico Fonzie di Happy days). Anche in questo caso, il cartone animato è disponibile in inglese con sottotitoli o meno, e anche in italiano.

 

Peppa Pig

La famosissima maialina è disponibile su Rai Play con 15 episodi in inglese ideali per i più piccini. Con le sue avventure, Peppa insegna valori come l’amicizia, il rispetto, l’amore per la famiglia, in una quotidianità allo stesso tempo fantastica e in cui i più piccoli possono immedesimarsi.  

 

SpongeBob SquarePants

Torniamo su Netflix per un cartone animato che non ha bisogno di presentazioni: la fortunatissima spugna marina creata dal disegnatore Stephen Hillenburg è in onda dal 1999, e da allora guadagna fan di tutte le età, incantati dalle sue buffe avventure nella città di Bikini Bottom. 

 

Leo the truck

Questo cartone animato disponibile in inglese sul canale YouTube KidsFirstTV farà la gioia di tutti quei bambini e bambine che amano giocare con le macchinine, i camion, le ruspe, i robot e tutti gli altri mezzi meccanici. 

 

Imparare l’inglese con i cartoni animati è certamente divertente, ma è molto più efficace nell’ambito di un programma di apprendimento strutturato e pensato apposta per i più piccoli. Scopri i nostri corsi!

Perché l’inglese è la lingua più parlata al mondo?

Perché l’inglese è la lingua più parlata al mondo?

Anche se è incalzato da vicino dal mandarino, l’inglese rimane ancora oggi la lingua più parlata al mondo sommando persone madrelingua e soprattutto non madrelingua. Con ben 1,5 miliardi di persone che parlano inglese, ma solo 400 milioni che lo parlano come prima lingua, è la lingua di gran lunga più utilizzata negli scambi internazionali. 

Ma come ha fatto una lingua che fino a 500 anni fa era parlata solo da pochi milioni di persone che abitavano un arcipelago al largo del Nord Europa a diventare uno strumento di comunicazione globale? La risposta è nella storia. 

 

Il colonialismo: il trampolino di lancio della lingua inglese

Partiti su navi cariche di armi alla ricerca di nuove rotte commerciali, materie prime e schiavi, gli inglesi fondarono un impero immenso. Nel corso di quasi quattro secoli, i possedimenti coloniali dell’Impero Britannico inclusero territori che andavano dai più remoti arcipelaghi del Pacifico fino alle propaggini più settentrionali del Canada, attraversando l’Africa da Nord a Sud, punteggiando il Mediterraneo e, naturalmente, inglobando anche buona parte dell’Asia meridionale.

L’inglese divenne così forzatamente la lingua dell’amministrazione, della politica e dei commerci di una moltitudine di popoli ai quattro angoli del globo, in quello che era noto come l’impero su cui il sole non tramonta mai. 

Ma tra le colonie inglesi ce n’era una destinata a condurre una vittoriosa ribellione e a strappare alla madrepatria il ruolo di principale ambasciatrice della lingua inglese nel mondo. Parliamo degli Stati Uniti.

 

L’ascesa degli Stati Uniti 

Anche se i celebri padri pellegrini fondatori di una delle primissime colonie su territorio americano provenivano da Plymouth, in Inghilterra, la realtà è che quando gli Stati Uniti si separarono dalla corona inglese e conquistarono l’indipendenza erano molte le lingue parlate sul loro territorio. Oltre alle lingue dei nativi, c’erano lo spagnolo, il francese, il tedesco, l’olandese e molte altre. 

Il nuovo paese, però, aveva bisogno di unità linguistica, e si decise così di optare per la lingua parlata dalla maggioranza a discapito di tutte le altre. Per riuscire nell’impresa di costruire un paese anglofono, molti stati della federazione americana arrivarono addirittura a proibire di insegnare altre lingue, persino in ambito domestico. 

Fu così che quando l’impero britannico piano piano si dissolse, grazie a un altro immenso e potente paese la lingua inglese continuò ad essere appresa e parlata ovunque nel mondo: nelle istituzioni internazionali, nelle grandi università, nel mondo della finanza, in quello della musica e via dicendo. 

Grazie all’influenza della cultura nordamericana, l’inglese continua ad essere la lingua franca più usata per superare le barriere nazionali, che sia per fare affari, fare ricerca o andare in vacanza in un altro paese.

 

In futuro l’inglese sarà ancora la lingua più parlata al mondo?

Chi può dirlo! Di certo, continuerà ancora ad esserlo per molto tempo, come dimostrano le centinaia di migliaia di scuole e corsi di inglese che esistono nel mondo, in cui persone native delle lingue più disparate imparano a usarlo per lavorare, studiare, viaggiare o comprendere i testi delle loro canzoni preferite.

Vuoi apprendere l’inglese da zero o migliorare il tuo livello? Con British Schools hai un’offerta completa di corsi adatti ad ogni esigenza. Contattaci per saperne di più!

A che età i bambini dovrebbero cominciare a studiare l’inglese?

A che età i bambini dovrebbero cominciare a studiare l’inglese?

Come abbiamo già discusso in un altro post, studiare l’inglese non solo è un piacere e un divertimento (con i corsi giusti), ma fa addirittura bene al cervello. E se imparare una lingua è certamente utile a qualunque età, è però vero che per i bambini è molto più semplice. 

Lo dimostrano molti studi: i più piccoli sono più bravi degli adulti ad apprendere la grammatica e la pronuncia, ed è solo apprendendo una seconda lingua da piccoli che si può diventare realmente bilingui. 

Tuttavia, rimane una domanda: a che età i bambini dovrebbero cominciare a studiare l’inglese? Cerchiamo di rispondere basandoci sulle indagini compiute da diversi ricercatori. 

 

Bambini e studio dell’inglese: qual è l’età giusta per cominciare?

Partiamo da uno studio della prestigiosa università di Harvard, che sfata un mito tanto vecchio quanto duro a morire: quello secondo cui i bambini non dovrebbero cominciare a imparare una nuova lingua prima di avere una padronanza della prima. Falso, dicono i ricercatori dell’università statunitense, i quali affermano al contrario che i bambini che iniziano l’apprendimento di una seconda lingua tra i 3 e i 4 anni sono più creativi, hanno maggiori capacità di pensiero creativo e una mente più flessibile. 

Questo non significa, però, che sia d’obbligo insegnare l’inglese ai bambini fin dall’età prescolare. Un altro studio sempre statunitense ha scoperto che bambini e ragazzi possono apprendere una seconda lingua in modo ottimale fino ai 18 anni. E tuttavia, per raggiungere il livello di un madrelingua è bene che l’apprendimento dell’inglese o di qualunque altra seconda lingua cominci entro i 10 anni

In parole povere: vuoi che tuo figlio impari a parlare l’inglese come se fosse nato all’ombra della cupola della Saint Paul Cathedral? Allora è meglio iscriverlo a un corso di inglese per bambini. Ma se è poco più grande niente paura: con un corso di inglese specifico per i ragazzi che frequentano le medie e superiori lo imparerà comunque alla perfezione, magari solo con un leggero accento italiano!

 

L’importanza di imparare attraverso il gioco

Noi che siamo professionisti dell’insegnamento della lingua inglese da oltre 70 anni lo sappiamo bene: si impara di più quando ci si diverte! E se questo principio è valido a qualunque età, lo è ancora di più per i bambini, che non hanno ancora l’autocontrollo e le capacità cognitive necessarie per passare ore seduti in classe ad ascoltare una lezione. 

Ecco perché è importante sì stimolare i più piccoli ad apprendere, ma anche riconoscere la loro esigenza di giocare, anche nel tempo dedicato allo studio. Perché per loro il gioco è studio! Solo così imparare una nuova lingua sarà un’attività gradevole e, in ultima istanza, in grado di portare ai risultati sperati. 

Studiare le lingue fa bene – anzi benissimo! – al cervello

Studiare le lingue fa bene – anzi benissimo! – al cervello

Tutti sappiamo che studiare le lingue può aprire moltissime porte, sia perché ci aiuta a parlare con chi non conosce la nostra, a viaggiare, a incontrare nuove culture, e sia perché può essere di aiuto alla nostra carriera lavorativa o accademica.  

Un numero crescente di ricerche ha però dimostrato una verità molto più sorprendente: studiare le lingue ha degli effetti importanti, e tutti molto positivi, sul cervello.

 

Cosa succede al cervello quando si impara una nuova lingua

Vuoi imparare l’inglese e sei a corto di motivazione? Leggi qui: secondo quanto emerso da uno studio compiuto da un’equipe di scienziati svedesi, imparare una lingua straniera fa letteralmente crescere il cervelloaumentando il volume di aree come l’ippocampo e alcune zone della corteccia cerebrale collegate alle competenze linguistiche, cosa che non avviene quando si studiano altre materie.

Un’altra ricerca ha dimostrato che i bambini che conoscono due lingue hanno migliori performance di quelli monolingui non solo nei compiti che hanno a che fare con le capacità linguistiche, ma anche in quelli non verbali. In parole povere, conoscere due lingue fin da piccoli rende più abili non solo nelle lingue in generale, ma anche nel multitasking e nelle attività che richiedono grande concentrazione.

Un’ulteriore studio, questa volta italiano, ha dimostrato che le persone bilingui hanno più materia grigia di quelle monolingui, fattore che le rende più rapide a prendere decisioni e ad agire per risolvere una situazione di conflitto cognitivo.

Insomma, se la risposta alla domanda “perché è importante studiare le lingue straniere” era già ricca di argomentazioni più che positive, ora sappiamo per certo che se ne aggiunge un’altra: perché migliora, e decisamente, il cervello. E non finisce qui!

 

Studiare le lingue aiuta contro l’Alzheimer e l’ictus

Il cervello di chi parla due lingue sarebbe anche più protetto nei confronti della demenza da Alzheimer. Secondo una ricerca compiuta dall’Università Vita-Salute San Raffaele su 85 pazienti altoatesini affetti da Alzheimer, metà monolingui e metà bilingui, quelli bilingui dimostravano risultati migliori, con un progredire della malattia più lento di ben 5 anni rispetto a quelli monolingui.

Non solo. Una ricerca svoltasi in India ha mostrato che i pazienti bilingui tendono ad avere un recupero migliore dopo un ictus. Ben il 40% di quelli presi in esame avevano delle funzioni cognitive nella norma, contro il 20% dei pazienti monolingui.

In conclusione: studiare le lingue fa bene al cervello a tutte le età, dall’infanzia fino alle fasi più avanzate della vita. Dunque cosa aspetti? Contattaci per conoscere i nostri corsi, anche su misura!

Un viaggio nella musica inglese, dai Beatles ai nostri giorni

Un viaggio nella musica inglese, dai Beatles ai nostri giorni

Se è vero che la musica è una parte importante della cultura di un paese, possiamo tranquillamente dire che la musica britannica non ha fatto solo la storia del Regno Unito, ma quella del mondo intero: è sufficiente nominare i Beatles e i Rolling Stones per rendersene conto. 

I due gruppi, dividendo il pubblico, hanno saputo dare nuova vita alle tradizioni musicali del mondo anglosassone, i Beatles elaborando forme pop e i Rolling Stones esplorando i territori del rock. Sono stati così in grado di rappresentare e raccontare la società britannica degli anni Sessanta e Settanta, con tutti i cambiamenti che la stavano attraversando. 

Ascoltare musica in inglese può essere un ottimo strumento per ampliare la propria conoscenza della lingua: leggere i testi delle canzoni permette di aggiungere parole nuove al nostro vocabolario, imparando espressioni e modi di dire, scoprendo così anche elementi culturali. Approfondire la conoscenza della lingua insieme alla storia della musica britannica può essere molto divertente!

Abbiamo visto che la tradizione delle Christmas Carols riprende melodie e storie dal passato;  l’esplosione di nuovi generi musicali dal secondo dopoguerra in avanti, anche sotto l’influenza della cultura statunitense, va invece in tutte le direzioni.

Solo per nominare alcuni nomi storici: britannici sono i Pink Floyd (formatisi negli anni Sessanta), The Animals (autori del successo mondiale “The house of the rising sun”), così come David Bowie, i Led Zeppelin (una delle prime band di hard rock), i Police guidati da Sting o i Queen di Freddie Mercury…

Generi, stili e sensibilità diverse portano anche a una grande varietà nei testi delle canzoni, dalle tematiche al lessico: questa ricchezza può farne anche un punto di osservazione molto interessante sulla lingua inglese. 

Passando dal punk di Sex Pistols e Clash, fino al britpop degli anni Novanta (Oasis e Blur, per citare le band di maggiore successo), arriviamo alle voci dei nostri giorni, come i Coldplay o Adele: artisti che non sfuggono certo all’influenza della tradizione fondata dagli storici gruppi degli anni Sessanta (fosse anche solo per rifiutarla, come ha fatto il punk). 

La musica britannica può non solo emozionarci, rilassarci o permetterci di scoprire e amare nuovi artisti: con un occhio ai testi a l’attenzione alla pronuncia, durante l’ascolto possiamo anche approfondire il lavoro fatto durante i corsi di British Schools, arricchendolo con un tocco di passione personale

Come vedono il mondo i Britannici? Scopriamolo con proverbi e modi di dire

Come vedono il mondo i Britannici? Scopriamolo con proverbi e modi di dire

Sappiamo come una lingua non sia fatta solo di grammatica, sintassi e vocabolario: una lingua rappresenta infatti una cultura e di questa cultura esprime tratti e caratteristiche. Può quindi essere interessante scoprire i proverbi e i modi di dire inglesi, non solo per imparare qualcosa di più della cultura britannica ma anche per migliorare la nostra ricchezza espressiva.

I proverbi sono un buon punto di partenza: di solito si tratta di frasi brevi, piuttosto semplici e di facile memorizzazione. Se paragonati a quelli italiani, per esempio, possono anche farci intuire le differenze tra le culture così come le somiglianze (del resto, tutto il mondo è paese, come si usa dire).

Visto che su queste pagine parliamo di apprendimento dell’inglese, possiamo cominciare con un proverbio che ci dà un consiglio utile, “a stitch in time saves nine” (letteralmente: un punto – di cucito – dato in tempo ne fa risparmiare nove): se abbiamo un dubbio o un problema, risolviamolo subito e questo ci risparmierà tempo e problemi più grossi in futuro. Anche perché “a good beginning makes a good ending” (o, come diremmo in Italia: chi ben comincia è a metà dell’opera).

Mentre nello Stivale non dobbiamo dire gatto se non l’abbiamo nel sacco, gli inglesi non devono contare i pulcini prima che le uova si schiudano (“don’t count your chickens before they hatch”). Per rimanere in ambito “ornitologico”, “a bird in one hand is worth two in the bush” che in italiano potremmo tradurre con “meglio un uovo oggi che una gallina domani”. E ricordiamoci che “the early bird catches the worm”: è di prima mattina che gli uccelli catturano i vermi per nutrirsi (equivalente all’italiano “il mattino ha l’oro in bocca”). 

Approfondire ciò che impariamo durante i corsi di British Schools con un pizzico di curiosità per proverbi e frasi idiomatiche ci permetterà di esprimerci in modo più colorito e appropriato, integrando anche quelle espressioni che possono suonare strane al nostro orecchio: nei paesi anglosassoni, per esempio, non piove a catinelle ma “it rains cats and dogs” (letteralmente “piovono cani e gatti”, un modo di dire che potrebbe derivare dall’epoca vittoriana o, addirittura, dalla mitologia nordica). 

E se, mentre studiamo inglese, scopriamo che la grammatica “it’s not our cup of tea” (non rientra, cioè, tra le nostre preferenze), non dimentichiamo che certi esercizi possono comunque essere “a piece of cake” (letteralmente, una fetta di torta; cioè, molto facili)!

Dimmi come parli… e ti dirò da dove vieni: quanti accenti inglesi?

Dimmi come parli… e ti dirò da dove vieni: quanti accenti inglesi?

Come ogni lingua, anche in inglese possiamo trovare una varietà di accenti che sono per lo più legati ai luoghi in cui è parlato: non solo quei Paesi in cui l’inglese è lingua ufficiale e principale, ma anche quelli in cui si trova ad affiancare altre lingue ufficiali. Poi, certo, ognuno di noi porta spesso con sé il proprio accento, quando parla una lingua straniera.

A un primo sguardo, di sicuro ci vengono in mente il Regno Unito, gli Stati Uniti d’America, la Nuova Zelanda e l’Australia, dove l’inglese non è la sola lingua parlata,  ma senz’altro quella dominante. Poi possiamo pensare all’Irlanda (che ha però anche il gaelico come lingua ufficiale), al Canada (con l’eccezione del Quebec, dove è il francese a essere la lingua dominante)… ma la lista dei Paesi e dei territori in cui l’inglese è ufficiale è molto lunga.

Riconoscere gli accenti è sicuramente indice di un’ottima dimestichezza con la lingua inglese e con le sue possibili variazioni ed è qualcosa a cui si può arrivare con studio e attenzione.

L’accento a cui forse siamo più abituati è quello americano standard, anche a causa della grande influenza che le produzioni culturali statunitensi hanno in tutto il mondo: da Hollywood alle serie TV, passando per la musica e le tecnologie digitali.

La varietà all’interno dello stesso Paese, poi, può essere molto grande, come quella che possiamo notare tra la pronuncia di un abitante di Glasgow, in Scozia, e un londinese o tra un americano di New Orleans e uno di New York, solo per fare alcuni esempi.

In aggiunta al lavoro svolto durante i corsi di British Schools, possiamo approfondire individualmente lo studio dell’inglese in modo da diventare più attenti a riconoscere gli accenti: il modo migliore è sicuramente l’immersione nei luoghi, per un viaggio di piacere o di studio. Ma è grazie a internet che, in pochi clic, possiamo collegarci a radio, televisioni, canali YouTube o podcast realizzati ai quattro angoli del mondo anglofono.

Concentrarci su accenti diversi può essere importante per il nostro futuro, che sia lavorativo o di studio: è infatti molto probabile che incontreremo persone da provenienze diverse e con accenti a volte anche molto lontani tra loro. Essere in grado di riconoscerli e, soprattutto, di capirli senza problemi sarà sicuramente un grande vantaggio. Con una migliore capacità di comprensione orale, inoltre, possiamo allargare il nostro orizzonte di familiarità con la lingua e imparare espressioni nuove, legate a contesti geografici specifici.

Man mano che alleniamo il nostro orecchio, ogni occasione di ascolto può trasformarsi anche in un divertente tentativo di indovinare la provenienza delle persone che stiamo ascoltando. E se abbiamo voglia di metterci alla prova, possiamo testare subito il nostro livello di inglese con le 50 domande di British Schools!

Auguri e… Christmas Carols!

Auguri e… Christmas Carols!

“Jingle bells, jingle bells, jingle all the way…”: quante volte abbiamo sentito e quante volte abbiamo cantato o fischiettato questa canzone natalizia? Forse abbiamo anche pensato che facesse parte della tradizione britannica… Invece si tratta di una composizione americana, firmata da James Lord Pierpont che l’ha scritta nel 1857 e, per aggiungere una curiosità, è stata la prima canzone a essere trasmessa dallo spazio, nel dicembre 1965, dai due astronauti a bordo della navicella Gemini 6.

La tradizione britannica di canzoni di Natale forse non ha raggiunto il successo globale di Jingle bells, ma ha radici ben più lontane nel tempo e, soprattutto, legate alle varie aree geografiche del Regno Unito.

Abbiamo visto che tanti sono i modi per approfondire lo studio dell’inglese e, certo, la musica e le canzoni possono essere tra i più divertenti e utili. I canti natalizi tradizionali, inoltre, ci permettono di conoscere più in profondità la cultura britannica e gli elementi che, per secoli, ne sono stati costitutivi.

La tradizione delle Christmas Carols, infatti, nasce già nel Medioevo: mentre oggi la parola “carol” si riferisce a canzoni legate al Natale, all’origine il verbo “to carole” significava danzare. Già nel tardo Medioevo, questi canti erano legati ai temi della natività ed erano parte di rappresentazioni teatrali e funzioni religiose. Molti nascevano sull’aria di melodie popolari (o addirittura di canzoni conviviali, che accompagnavano le bevute).

La cosa forse più sorprendente è che ogni villaggio poteva avere la sua canzone. All’origine, queste carols erano associate con gli strati più poveri e analfabeti della popolazione: non erano tanto suonate e cantate da cori e maestri, quanto piuttosto da lavoratori, da artigiani che hanno creato musica meravigliosa. Nel corso dei secoli, centinaia di canti sono andati persi, mentre altri sono state preservati, anche grazie a un paziente lavoro di registrazione. In alcune comunità, la tradizione è ancora molto viva.

Un lungo articolo della BBC ricostruisce questa usanza e offre la possibilità di ascoltare alcune di queste canzoni, provenienti da diverse regioni del Regno Unito.

 

In questo periodo di vacanze, ascoltare questa musica tradizionale può essere un momento importante e piacevole per continuare ad allenare l’orecchio all’inglese, per imparare parole nuove e anche per conoscere una parte della storia britannica forse non molto nota all’estero.

In attesa di ritrovarci con i nostri corsi, British Schools presenta a tutti voi i suoi migliori auguri di buone feste!

British Schools in festa per i suoi 70 anni

British Schools in festa per i suoi 70 anni

Finalmente dopo oltre un anno ci siamo riuniti! Il 12 e 13 novembre è stata l’occasione dei festeggiamenti del 70esimo anniversario della nostra associazione AIBSE.

Per festeggiare questo evento così importante abbiamo scelto una location davvero unica, la splendida Roma, la città eterna che ci ha accolto in uno dei suoi palazzi storici.

Era il lontano 1951 quando la prima British Schools of English, a Bari, ha aperto le sue porte agli studenti italiani. Oggi, dopo settant’anni, sono settantasette le nostre scuole presenti in tutta Italia.

Sono stati 70 anni intensi, di crescita e progressi, di entusiasmo verso il nostro lavoro e risultati che abbiamo raggiunto insieme. Per noi, essere British Schools è molto più che condividere la passione per l’insegnamento delle lingue, è essere parte di una squadra, una grande famiglia che cammina insieme verso uno stesso obiettivo grazie alla forza del team.

L’evento è trascorso all’insegna dell’allegria e della spensieratezza, un’occasione per riconoscere e gratificare tutto il duro lavoro che da anni svolgiamo con passione e dedizione.

In questa occasione non sono mancati ospiti importanti: l’inviata dell’ambasciata inglese, la rappresentante di Cambridge Assessment English con cui è stato firmato il nuovo contratto di collaborazione per i prossimi 5 anni, e ovviamente tutta la famiglia British Schools.

La serata è stata caratterizzata da diverse performance artistiche, quali balli e accompagnamenti musicali eseguiti da tre splendide artiste vestite dei colori della nostra scuola. Durante l’evento le British Schools che più si sono distinte durante questi ultimi anni così difficili sono state premiate con un riconoscimento.

Vi rimandiamo dunque alla nostra galleria fotografica, per mostrarvi qualche momento della serata, in modo che possiate riviverla con noi.

In 70 anni le mode e gli stili passano, ma noi restiamo!