Un viaggio nella musica inglese, dai Beatles ai nostri giorni

Un viaggio nella musica inglese, dai Beatles ai nostri giorni

Se è vero che la musica è una parte importante della cultura di un paese, possiamo tranquillamente dire che la musica britannica non ha fatto solo la storia del Regno Unito, ma quella del mondo intero: è sufficiente nominare i Beatles e i Rolling Stones per rendersene conto. 

I due gruppi, dividendo il pubblico, hanno saputo dare nuova vita alle tradizioni musicali del mondo anglosassone, i Beatles elaborando forme pop e i Rolling Stones esplorando i territori del rock. Sono stati così in grado di rappresentare e raccontare la società britannica degli anni Sessanta e Settanta, con tutti i cambiamenti che la stavano attraversando. 

Ascoltare musica in inglese può essere un ottimo strumento per ampliare la propria conoscenza della lingua: leggere i testi delle canzoni permette di aggiungere parole nuove al nostro vocabolario, imparando espressioni e modi di dire, scoprendo così anche elementi culturali. Approfondire la conoscenza della lingua insieme alla storia della musica britannica può essere molto divertente!

Abbiamo visto che la tradizione delle Christmas Carols riprende melodie e storie dal passato;  l’esplosione di nuovi generi musicali dal secondo dopoguerra in avanti, anche sotto l’influenza della cultura statunitense, va invece in tutte le direzioni.

Solo per nominare alcuni nomi storici: britannici sono i Pink Floyd (formatisi negli anni Sessanta), The Animals (autori del successo mondiale “The house of the rising sun”), così come David Bowie, i Led Zeppelin (una delle prime band di hard rock), i Police guidati da Sting o i Queen di Freddie Mercury…

Generi, stili e sensibilità diverse portano anche a una grande varietà nei testi delle canzoni, dalle tematiche al lessico: questa ricchezza può farne anche un punto di osservazione molto interessante sulla lingua inglese. 

Passando dal punk di Sex Pistols e Clash, fino al britpop degli anni Novanta (Oasis e Blur, per citare le band di maggiore successo), arriviamo alle voci dei nostri giorni, come i Coldplay o Adele: artisti che non sfuggono certo all’influenza della tradizione fondata dagli storici gruppi degli anni Sessanta (fosse anche solo per rifiutarla, come ha fatto il punk). 

La musica britannica può non solo emozionarci, rilassarci o permetterci di scoprire e amare nuovi artisti: con un occhio ai testi a l’attenzione alla pronuncia, durante l’ascolto possiamo anche approfondire il lavoro fatto durante i corsi di British Schools, arricchendolo con un tocco di passione personale

Come vedono il mondo i Britannici? Scopriamolo con proverbi e modi di dire

Come vedono il mondo i Britannici? Scopriamolo con proverbi e modi di dire

Sappiamo come una lingua non sia fatta solo di grammatica, sintassi e vocabolario: una lingua rappresenta infatti una cultura e di questa cultura esprime tratti e caratteristiche. Può quindi essere interessante scoprire i proverbi e i modi di dire inglesi, non solo per imparare qualcosa di più della cultura britannica ma anche per migliorare la nostra ricchezza espressiva.

I proverbi sono un buon punto di partenza: di solito si tratta di frasi brevi, piuttosto semplici e di facile memorizzazione. Se paragonati a quelli italiani, per esempio, possono anche farci intuire le differenze tra le culture così come le somiglianze (del resto, tutto il mondo è paese, come si usa dire).

Visto che su queste pagine parliamo di apprendimento dell’inglese, possiamo cominciare con un proverbio che ci dà un consiglio utile, “a stitch in time saves nine” (letteralmente: un punto – di cucito – dato in tempo ne fa risparmiare nove): se abbiamo un dubbio o un problema, risolviamolo subito e questo ci risparmierà tempo e problemi più grossi in futuro. Anche perché “a good beginning makes a good ending” (o, come diremmo in Italia: chi ben comincia è a metà dell’opera).

Mentre nello Stivale non dobbiamo dire gatto se non l’abbiamo nel sacco, gli inglesi non devono contare i pulcini prima che le uova si schiudano (“don’t count your chickens before they hatch”). Per rimanere in ambito “ornitologico”, “a bird in one hand is worth two in the bush” che in italiano potremmo tradurre con “meglio un uovo oggi che una gallina domani”. E ricordiamoci che “the early bird catches the worm”: è di prima mattina che gli uccelli catturano i vermi per nutrirsi (equivalente all’italiano “il mattino ha l’oro in bocca”). 

Approfondire ciò che impariamo durante i corsi di British Schools con un pizzico di curiosità per proverbi e frasi idiomatiche ci permetterà di esprimerci in modo più colorito e appropriato, integrando anche quelle espressioni che possono suonare strane al nostro orecchio: nei paesi anglosassoni, per esempio, non piove a catinelle ma “it rains cats and dogs” (letteralmente “piovono cani e gatti”, un modo di dire che potrebbe derivare dall’epoca vittoriana o, addirittura, dalla mitologia nordica). 

E se, mentre studiamo inglese, scopriamo che la grammatica “it’s not our cup of tea” (non rientra, cioè, tra le nostre preferenze), non dimentichiamo che certi esercizi possono comunque essere “a piece of cake” (letteralmente, una fetta di torta; cioè, molto facili)!

Dimmi come parli… e ti dirò da dove vieni: quanti accenti inglesi?

Dimmi come parli… e ti dirò da dove vieni: quanti accenti inglesi?

Come ogni lingua, anche in inglese possiamo trovare una varietà di accenti che sono per lo più legati ai luoghi in cui è parlato: non solo quei Paesi in cui l’inglese è lingua ufficiale e principale, ma anche quelli in cui si trova ad affiancare altre lingue ufficiali. Poi, certo, ognuno di noi porta spesso con sé il proprio accento, quando parla una lingua straniera.

A un primo sguardo, di sicuro ci vengono in mente il Regno Unito, gli Stati Uniti d’America, la Nuova Zelanda e l’Australia, dove l’inglese non è la sola lingua parlata,  ma senz’altro quella dominante. Poi possiamo pensare all’Irlanda (che ha però anche il gaelico come lingua ufficiale), al Canada (con l’eccezione del Quebec, dove è il francese a essere la lingua dominante)… ma la lista dei Paesi e dei territori in cui l’inglese è ufficiale è molto lunga.

Riconoscere gli accenti è sicuramente indice di un’ottima dimestichezza con la lingua inglese e con le sue possibili variazioni ed è qualcosa a cui si può arrivare con studio e attenzione.

L’accento a cui forse siamo più abituati è quello americano standard, anche a causa della grande influenza che le produzioni culturali statunitensi hanno in tutto il mondo: da Hollywood alle serie TV, passando per la musica e le tecnologie digitali.

La varietà all’interno dello stesso Paese, poi, può essere molto grande, come quella che possiamo notare tra la pronuncia di un abitante di Glasgow, in Scozia, e un londinese o tra un americano di New Orleans e uno di New York, solo per fare alcuni esempi.

In aggiunta al lavoro svolto durante i corsi di British Schools, possiamo approfondire individualmente lo studio dell’inglese in modo da diventare più attenti a riconoscere gli accenti: il modo migliore è sicuramente l’immersione nei luoghi, per un viaggio di piacere o di studio. Ma è grazie a internet che, in pochi clic, possiamo collegarci a radio, televisioni, canali YouTube o podcast realizzati ai quattro angoli del mondo anglofono.

Concentrarci su accenti diversi può essere importante per il nostro futuro, che sia lavorativo o di studio: è infatti molto probabile che incontreremo persone da provenienze diverse e con accenti a volte anche molto lontani tra loro. Essere in grado di riconoscerli e, soprattutto, di capirli senza problemi sarà sicuramente un grande vantaggio. Con una migliore capacità di comprensione orale, inoltre, possiamo allargare il nostro orizzonte di familiarità con la lingua e imparare espressioni nuove, legate a contesti geografici specifici.

Man mano che alleniamo il nostro orecchio, ogni occasione di ascolto può trasformarsi anche in un divertente tentativo di indovinare la provenienza delle persone che stiamo ascoltando. E se abbiamo voglia di metterci alla prova, possiamo testare subito il nostro livello di inglese con le 50 domande di British Schools!