Trasferirsi in Inghilterra: come funziona dopo la Brexit?
Tutti abbiamo un amico, un compagno di classe o (per i più giovani) uno zio che, una volta finito di studiare, è partito per Londra per “migliorare l’inglese” – spesso un modo in codice per dire “sbarcare il lunario con un lavoretto da lavapiatti” – o per cercare fortuna e nuove esperienze nella grande metropoli. Fino a qualche anno fa, andare a vivere in Inghilterra era semplicissimo: bastava semplicemente fare la valigia e…andarci. Questo perché il Regno Unito faceva parte dell’Unione Europea, all’interno della quale tutti i cittadini (inclusi noi italiani) avevano la libera circolazione.
Tutto è cambiato con la Brexit e i conseguenti, lunghi, trattati, che hanno posto fine alla libera circolazione a fine 2020. Come si fa, dunque, ad andare a vivere in Inghilterra (o nelle altre nazioni del Regno Unito) dopo la Brexit? Scopriamolo subito.
Come andare a vivere in Inghilterra dopo la Brexit
Per prima cosa, devi sapere che in quanto cittadino italiano puoi andare a vivere in Inghilterra per un periodo massimo di 6 mesi senza visto per turismo, per visitare parenti o amici, per partecipare a eventi o a corsi e formazioni di breve periodo. Non avrai però il diritto di lavorare o avviare un’azienda.
Nell’epoca post-Brexit, trasferirsi in Inghilterra e nel Regno Unito sul lungo periodo è invece diventato decisamente più complesso. Il governo britannico ha infatti introdotto un sistema che combina punti e criteri da rispettare per poter vivere e lavorare nel paese.
Il sistema in sostanza stabilisce che, con pochissime eccezioni che vedremo in seguito, per andare a vivere in Inghilterra occorra avere un’offerta di lavoro da un datore di lavoro autorizzato (lo sponsor) e avere precise qualifiche e competenze. È quello che si chiama Skilled Worker Visa, ovvero il visto per lavoratori specializzati. Vediamo come funziona.
Il point-based system per trasferirsi in Inghilterra
Per andare a vivere in territorio britannico, come dicevamo, occorre conquistare un punteggio minimo di 70 punti e rispettare alcuni requisiti obbligatori. Questi sono:
- avere un’offerta di lavoro da uno sponsor dotato dell’apposita licenza
- tale lavoro deve richiedere come minimo il corrispettivo britannico del nostro diploma di maturità
- occorre avere una certificazione di inglese di livello almeno B1 ottenuta attraverso organismi autorizzati da massimo due anni.
Come dicevamo, questi requisiti sono obbligatori e danno diritto a 50 punti. Per raggiungere i 70 punti, occorre uno stipendio annuo che deve raggiungere una certa cifra che dipende dalla tipologia di lavoro e dall’anno.
Se lo stipendio è inferiore (ma comunque non inferiore a 41.700 sterline all’anno), puoi comunque raggiungere i 70 punti se:
- hai un dottorato di ricerca in un ambito rilevante per il lavoro che andrai a svolgere o in materie STEM
- l’impiego che ti hanno offerto rientra nei settori in cui c’è carenza di personale (come indicato nella Shortage Occupation List) o nei settori della sanità e dell’educazione.
I lavoratori dell’educazione e della sanità hanno accesso a un visto specifico, leggermente diverso dallo Skilled Worker Visa.
Le eccezioni
Esistono alcuni casi in cui è possibile, da italiani, trasferirsi in Inghilterra senza un’offerta di lavoro, e riguardano:
- Le persone che hanno ottenuto una laurea nelle università britanniche
- I cosiddetti “talenti globali”, ovvero persone che hanno ottenuto risultati eccezionali nel mondo accademico, nella ricerca, nelle arti e nella cultura, nelle tecnologie digitali
- I cosiddetti “High Potential Individual”, cioè persone che hanno ottenuto un riconoscimento da una università autorizzata nei cinque anni precedenti.
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